Napoli si gode il primo posto che mancava da 25 anni. Lo dice il campo,
lo dicono i numeri: è il premio per il miglior calcio d'Italia. Ma il
difficile arriva adesso.
Qualcosa che si ripete dopo 25 anni può essere definito soltanto in
un modo: speciale. D'altronde non c'è nulla che non sia stato speciale
nella serata in cui il Napoli ha
scelto di tornare a prendersi il primo posto solitario in Serie A.
Dalla doppietta di Higuain all'incredibile ultimo minuto di partita:
tutto è stato speciale.
Il primato in realtà nasce da lontano, va oltre gli ultimi, intensi 90 minuti di un cammino fin qui esaltante. E' una condizione che gli uomini di Sarri si sono guadagnati nel corso delle settimane, anche a fronte di una partenza deprimente, servita a trovare la retta via. Riflette l'andamento di due mesi in cui nessuno, in Italia, ha fatto meglio del Napoli.
Lo dicono i numeri, quelli che non possono prevedere un doppio palo negli ultimi secondi di Napoli-Inter ma che raccontano in modo piuttosto efficace tutto quanto c'era stato prima. A partire dai dati più ovvi: maggior numero di punti, miglior difesa assieme ai nerazzurri, secondo attacco e miglior differenza reti del campionato.
Ma è soltanto la punta di un iceberg che nasconde tanto altro. Il Napoli ha costruito il suo piccolo castello su un'idea chiarissima fin dal primo giorno, dalla coraggiosa scelta di Sarri in panchina: quella del gioco, il migliore del campionato nel compromesso tra bellezza ed efficacia. Fino a questo momento, almeno.
Il Napoli è al primo o al secondo posto in tutti gli indici che aiutano a descrivere, attraverso le statistiche, la bontà del gioco di una squadra. Nessuno, ad esempio, ha creato più occasioni degli azzurri in Serie A. E soltanto la Juventus - in vistosa ripresa - è riuscita a concludere di più verso la porta avversaria.
Una leadership che si conferma anche sul fronte della distribuzione. Il Napoli è la squadra con più passaggi in Italia, ma soprattutto quella ad aver giocato nettamente più delle altre nella trequarti avversaria. La Fiorentina è l'unica ad avvicinarsi a questo tipo di approccio, con un possesso medio superiore. E non a caso è lassu.
E poi c'è la difesa, la vera novità del Napoli 2015/16. Da simil-groviera a bunker nel giro di qualche mese: una metamorfosi difficilmente preventivabile, ad inizio stagione. Reina ha dovuto fronteggiare solo 31 tiri nello specchio, meno di tutti. Si spiega così l'imbattibilità durata 539', record stagionale nei principali campionati europei.
E' un Napoli meritatamente primo, in sostanza, perchè più squadra e più completo di tutti in queste prime 14 giornate. Un traguardo soltanto parziale, dunque privo di qualsiasi valore concreto. Festeggiato dalla piazza a giusta ragione, considerata "l'unicità" dell'evento, ma salutato da Sarri così come doveva essere salutato: con pragmatismo.
"Al di là delle ca**ate - ha spiegato in conferenza - nessuno ha mai vinto un ca**o al 30 novembre. Sono contento per questa gente che non viveva da 25 anni un momento da protagonista, ma a 31 punti non siamo neanche salvi e dobbiamo essere bravi a gestire l'entusiasmo in una piazza difficile sotto questo punto di vista".
Sarri già lo sa. Il difficile, per il Napoli, arriva adesso. O forse è già iniziato contro l'Inter, nell'ultima mezzora vissuta in un misto di braccino, paura e ansia da prestazione. Tornare al primo posto dopo 25 anni può essere molto difficile, e dalle parti del San Paolo lo sanno. Ma mai come lo step successivo: restarci, lì al comando.
Le prime 14 giornate della Serie A 2015/16 hanno disegnato i contorni di un Napoli forte e competitivo. Le prossime (almeno le tre fino alla sosta natalizia) ci daranno qualche indicazione in più sulla tenuta mentale di una squadra ed un contesto non abituati a gestire situazioni del genere. A vincere, in parole povere.
E' lunga e impervia la strada verso la gloria. Come sono stati lunghi 25 anni lontani dal primo posto, vissuti in buona parte tra cadute, retrocessioni e fallimenti. Anche per questo Napoli si gode il suo giorno speciale, meritato più che mai. Da domani si tornerà a far sul serio. Perchè in fondo, a novembre, "nessuno ha mai vinto un ca**o".
Qualcosa che si ripete dopo 25 anni può essere definito soltanto in
un modo: speciale. D'altronde non c'è nulla che non sia stato speciale
nella serata in cui il Napoli ha
scelto di tornare a prendersi il primo posto solitario in Serie A.
Dalla doppietta di Higuain all'incredibile ultimo minuto di partita:
tutto è stato speciale.Il primato in realtà nasce da lontano, va oltre gli ultimi, intensi 90 minuti di un cammino fin qui esaltante. E' una condizione che gli uomini di Sarri si sono guadagnati nel corso delle settimane, anche a fronte di una partenza deprimente, servita a trovare la retta via. Riflette l'andamento di due mesi in cui nessuno, in Italia, ha fatto meglio del Napoli.
Lo dicono i numeri, quelli che non possono prevedere un doppio palo negli ultimi secondi di Napoli-Inter ma che raccontano in modo piuttosto efficace tutto quanto c'era stato prima. A partire dai dati più ovvi: maggior numero di punti, miglior difesa assieme ai nerazzurri, secondo attacco e miglior differenza reti del campionato.
Ma è soltanto la punta di un iceberg che nasconde tanto altro. Il Napoli ha costruito il suo piccolo castello su un'idea chiarissima fin dal primo giorno, dalla coraggiosa scelta di Sarri in panchina: quella del gioco, il migliore del campionato nel compromesso tra bellezza ed efficacia. Fino a questo momento, almeno.
Il Napoli è al primo o al secondo posto in tutti gli indici che aiutano a descrivere, attraverso le statistiche, la bontà del gioco di una squadra. Nessuno, ad esempio, ha creato più occasioni degli azzurri in Serie A. E soltanto la Juventus - in vistosa ripresa - è riuscita a concludere di più verso la porta avversaria.
Una leadership che si conferma anche sul fronte della distribuzione. Il Napoli è la squadra con più passaggi in Italia, ma soprattutto quella ad aver giocato nettamente più delle altre nella trequarti avversaria. La Fiorentina è l'unica ad avvicinarsi a questo tipo di approccio, con un possesso medio superiore. E non a caso è lassu.
E poi c'è la difesa, la vera novità del Napoli 2015/16. Da simil-groviera a bunker nel giro di qualche mese: una metamorfosi difficilmente preventivabile, ad inizio stagione. Reina ha dovuto fronteggiare solo 31 tiri nello specchio, meno di tutti. Si spiega così l'imbattibilità durata 539', record stagionale nei principali campionati europei.
E' un Napoli meritatamente primo, in sostanza, perchè più squadra e più completo di tutti in queste prime 14 giornate. Un traguardo soltanto parziale, dunque privo di qualsiasi valore concreto. Festeggiato dalla piazza a giusta ragione, considerata "l'unicità" dell'evento, ma salutato da Sarri così come doveva essere salutato: con pragmatismo.
"Al di là delle ca**ate - ha spiegato in conferenza - nessuno ha mai vinto un ca**o al 30 novembre. Sono contento per questa gente che non viveva da 25 anni un momento da protagonista, ma a 31 punti non siamo neanche salvi e dobbiamo essere bravi a gestire l'entusiasmo in una piazza difficile sotto questo punto di vista".
Sarri già lo sa. Il difficile, per il Napoli, arriva adesso. O forse è già iniziato contro l'Inter, nell'ultima mezzora vissuta in un misto di braccino, paura e ansia da prestazione. Tornare al primo posto dopo 25 anni può essere molto difficile, e dalle parti del San Paolo lo sanno. Ma mai come lo step successivo: restarci, lì al comando.
Le prime 14 giornate della Serie A 2015/16 hanno disegnato i contorni di un Napoli forte e competitivo. Le prossime (almeno le tre fino alla sosta natalizia) ci daranno qualche indicazione in più sulla tenuta mentale di una squadra ed un contesto non abituati a gestire situazioni del genere. A vincere, in parole povere.
E' lunga e impervia la strada verso la gloria. Come sono stati lunghi 25 anni lontani dal primo posto, vissuti in buona parte tra cadute, retrocessioni e fallimenti. Anche per questo Napoli si gode il suo giorno speciale, meritato più che mai. Da domani si tornerà a far sul serio. Perchè in fondo, a novembre, "nessuno ha mai vinto un ca**o".
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