L’Europa aspetta Alexandre Pato, che al San Paolo ha ritrovato goal e
spunti di un tempo, grazie ad una nuova posizione in campo e a una
recuperata integrità fisica.
26 goal in 57 partite, il suo nome tornato a far coppia sulle pagine di calciomercato con i più grandi club europei, dal Barcellona al Liverpool: per Alexandre Pato il 2015 è stato l’anno della rinascita, del riscatto, del ritorno ai massimi livelli.
Un nuovo inizio nella carriera di un ex prodigio con un futuro da numero uno alle spalle. Carlo Ancelotti, suo grande maestro ai tempi del Milan, lo vedeva tra i possibili vincitori del Pallone d’Oro, mentre Thiago Silva era arrivato a paragonarlo a Ronaldo, l’originale: “Io lo chiamo Fenomeno, può diventare come Ronie”. Ma le cose non sono andate esattamente come da previsioni, per ragioni molteplici: fisiche, caratteriali, sentimentali.
Terminata, tra mille rimpianti, l’avventura in rossonero il ‘Papero’ ha scelto il Brasile per ritrovarsi. Un percorso lungo, tortuoso, cominciato nel gennaio del 2013 con la maglia del Corinthians ma che lo ha visto intraprendere la strada giusta solo dopo l’ennesima svolta, con il passaggio al San Paolo nel 2014, quando in molti lo davano ormai per finito. Un anno di alti e bassi, poi il ritorno allo splendore di un tempo, per quella che è già, numeri alla mano, una delle migliori stagioni della sua carriera. Una rifioritura passata quasi inosservata Oltreoceano.
10 goal nel Brasileirao, 8 nel Campionato Paulista, 5 in Copa do Brasil, 3 in Libertadores, per la prima volta in doppia cifra in campionato dal 2010/2011: una continuità realizzativa che Pato aveva avuto solo nelle sue migliori stagioni al Milan. Dopo quattro anni di dubbi, critiche e timori, come è stato possibile rivedere lampi di quel fenomenale giocatore che aveva fatto innamorare Ancelotti e tutti i tifosi rossoneri?
Il primo fattore, indispensabile, è stata la ritrovata integrità fisica: 31 le presenze sulle 34 giornate disputate nel Brasileirao finora, nessun problema muscolare ad attanagliare le ‘zampe’ del Papero, tristemente soggette a ripetuti infortuni durante la sua avventura italiana. Dal clima ai carichi di lavoro, dal lavoro di prevenzione dei medici alla componente fatalista: difficile stabilire con certezza le ragioni che hanno permesso all’attaccante di mettersi totalmente alle spalle quella paura che sembrava accompagnare ogni suo scatto.
Rimesso in sesto il fisico, Pato ha ‘lavorato’ anche sulla testa, ritrovando serenità ed equilibrio grazie anche alla relazione con l’attrice e presentatrice tv Fiorella Mattheis, con la quale fa coppia ormai da oltre un anno.
Ma per la rinascita del ‘Papero’ è stata fondamentale anche un’altra figura, quella del tecnico colombiano Juan Carlos Osorio, sulla panchina del San Paolo da fine maggio a ottobre. Pochi mesi, ma intensi, decisivi: è lui, El Recreacionista, a cambiar ruolo all’ex Milan, portandolo ad agire da ala sinistra nel 4-2-3-1.
La differenza in campo è stata evidente: i numeri parlano di una crescita nella media-tiri nello specchio della porta (1.31 da ala contro lo 0.66 da punta) e nei dribbling tentati/riusciti: partendo dall’esterno Pato punta con più frequenza l’avversario (5 volte di media a partita contro le 3.8 da attaccante) e lo salta con maggior facilità (1.87 dribbling riusciti di media, da punta si assesta sugli 1.06). “In questa posizione – ha spiegato l’attuale ct del Messico - essendo un destro che gioca a sinistra, Pato è ai livelli di Neymar, di Hazard, di Ribery, tra i primi cinque, sei o sette in quel ruolo”.
Partendo più lontano dall’area di rigore e da posizione più defilata Pato può sfruttare al meglio la sua velocità e sottrarsi alle ruvide marcature dei centrali. Non a caso è stato lo stesso Alexandre, che non ha mai nascosto di non sentirsi una prima punta, a concordare col tecnico il cambio di ruolo, una sorta di ritorno alle origini, visto che sia all’Internacional che nei primi anni al Milan agiva da seconda punta e non da centravanti.
Lo spostamento sull’esterno ha complicato però il possibile ritorno di Pato in Nazionale. Dunga ha sottolineato come l’ex Milan, la cui ultima presenza con la Seleçao risale all’ottobre del 2013, giochi ora in una posizione dove, oltre a Neymar, c’è anche un giocatore esploso fragorosamente in questa stagione come Douglas Costa. Ma oltre ai dubbi di natura tattica il ct non sembra aver apprezzato lo sfogo di Pato di metà settembre: “Merito la Nazionale, in questo momento sono il miglior attaccante brasiliano”. Dichiarazioni che hanno avuto un effetto boomerang...
Anche per riconquistare l’amarelinha Pato spinge ora per una nuova, grande chance in Europa: il prestito al San Paolo scade a fine dicembre e il Corinthians, proprietario del cartellino del giocatore, ha già fatto sapere di essere pronto a cedere il ‘Papero’ davanti ad un’offerta consistente, sui 20 milioni di euro. Una cifra importante, per un giocatore che si appresta ad entrare nell’ultimo anno del contratto che lo lega al Timão fino al 31 Dicembre 2016.
I rumors in tal senso si stanno moltiplicando nelle ultime settimane: dalla suggestione Barcellona all’ipotesi West Ham, fino alla pista più insistente che porta a Liverpool, anche se da Anfield per ora hanno frenato sul possibile approdo di Pato alla corte di Klopp. “Il mio futuro? Ancora non lo so - ha ammesso il giocatore nei giorni scorsi - ma spero di ritornare presto in Europa”.
Probabile rivederlo nel Vecchio Continente, ma difficilmente nel suo futuro prossimo ci sarà l’Italia. In estate è stato accostato con insistenza all’Inter, che però non ha più posti liberi per tesserare giocatori extracomunitari, e alla Lazio, che ad oggi non sembra avere in programma innesti in attacco nella finestra invernale. Con Juventus, Milan e Roma fuori gioco (tutte con gli slot occupati), le uniche big che potrebbero scommettere su Pato a gennaio sono Napoli e Fiorentina, anche se le caratteristiche del brasiliano non sembrano sposarsi con gli schemi di Paulo Sousa.
A prescindere da quale sarà la sua prossima destinazione, Pato è pronto a ripresentarsi in Europa ad alti livelli, nel pieno della sua maturità, come calciatore ma anche come uomo: un giocatore ‘nuovo’, diverso da quello che riusciva a bruciare l’erba del Camp Nou in una delle notti più luminose della sua carriera, ma non per questo meno incisivo e competitivo. Non vincerà il Pallone d’Oro, nè sarà l’erede di Ronaldo. Ma chi lo dava per finito dovrà ricredersi...
26 goal in 57 partite, il suo nome tornato a far coppia sulle pagine di calciomercato con i più grandi club europei, dal Barcellona al Liverpool: per Alexandre Pato il 2015 è stato l’anno della rinascita, del riscatto, del ritorno ai massimi livelli.
Un nuovo inizio nella carriera di un ex prodigio con un futuro da numero uno alle spalle. Carlo Ancelotti, suo grande maestro ai tempi del Milan, lo vedeva tra i possibili vincitori del Pallone d’Oro, mentre Thiago Silva era arrivato a paragonarlo a Ronaldo, l’originale: “Io lo chiamo Fenomeno, può diventare come Ronie”. Ma le cose non sono andate esattamente come da previsioni, per ragioni molteplici: fisiche, caratteriali, sentimentali.
Terminata, tra mille rimpianti, l’avventura in rossonero il ‘Papero’ ha scelto il Brasile per ritrovarsi. Un percorso lungo, tortuoso, cominciato nel gennaio del 2013 con la maglia del Corinthians ma che lo ha visto intraprendere la strada giusta solo dopo l’ennesima svolta, con il passaggio al San Paolo nel 2014, quando in molti lo davano ormai per finito. Un anno di alti e bassi, poi il ritorno allo splendore di un tempo, per quella che è già, numeri alla mano, una delle migliori stagioni della sua carriera. Una rifioritura passata quasi inosservata Oltreoceano.
10 goal nel Brasileirao, 8 nel Campionato Paulista, 5 in Copa do Brasil, 3 in Libertadores, per la prima volta in doppia cifra in campionato dal 2010/2011: una continuità realizzativa che Pato aveva avuto solo nelle sue migliori stagioni al Milan. Dopo quattro anni di dubbi, critiche e timori, come è stato possibile rivedere lampi di quel fenomenale giocatore che aveva fatto innamorare Ancelotti e tutti i tifosi rossoneri?
Il primo fattore, indispensabile, è stata la ritrovata integrità fisica: 31 le presenze sulle 34 giornate disputate nel Brasileirao finora, nessun problema muscolare ad attanagliare le ‘zampe’ del Papero, tristemente soggette a ripetuti infortuni durante la sua avventura italiana. Dal clima ai carichi di lavoro, dal lavoro di prevenzione dei medici alla componente fatalista: difficile stabilire con certezza le ragioni che hanno permesso all’attaccante di mettersi totalmente alle spalle quella paura che sembrava accompagnare ogni suo scatto.
Rimesso in sesto il fisico, Pato ha ‘lavorato’ anche sulla testa, ritrovando serenità ed equilibrio grazie anche alla relazione con l’attrice e presentatrice tv Fiorella Mattheis, con la quale fa coppia ormai da oltre un anno.
Ma per la rinascita del ‘Papero’ è stata fondamentale anche un’altra figura, quella del tecnico colombiano Juan Carlos Osorio, sulla panchina del San Paolo da fine maggio a ottobre. Pochi mesi, ma intensi, decisivi: è lui, El Recreacionista, a cambiar ruolo all’ex Milan, portandolo ad agire da ala sinistra nel 4-2-3-1.
La differenza in campo è stata evidente: i numeri parlano di una crescita nella media-tiri nello specchio della porta (1.31 da ala contro lo 0.66 da punta) e nei dribbling tentati/riusciti: partendo dall’esterno Pato punta con più frequenza l’avversario (5 volte di media a partita contro le 3.8 da attaccante) e lo salta con maggior facilità (1.87 dribbling riusciti di media, da punta si assesta sugli 1.06). “In questa posizione – ha spiegato l’attuale ct del Messico - essendo un destro che gioca a sinistra, Pato è ai livelli di Neymar, di Hazard, di Ribery, tra i primi cinque, sei o sette in quel ruolo”.
Partendo più lontano dall’area di rigore e da posizione più defilata Pato può sfruttare al meglio la sua velocità e sottrarsi alle ruvide marcature dei centrali. Non a caso è stato lo stesso Alexandre, che non ha mai nascosto di non sentirsi una prima punta, a concordare col tecnico il cambio di ruolo, una sorta di ritorno alle origini, visto che sia all’Internacional che nei primi anni al Milan agiva da seconda punta e non da centravanti.
Lo spostamento sull’esterno ha complicato però il possibile ritorno di Pato in Nazionale. Dunga ha sottolineato come l’ex Milan, la cui ultima presenza con la Seleçao risale all’ottobre del 2013, giochi ora in una posizione dove, oltre a Neymar, c’è anche un giocatore esploso fragorosamente in questa stagione come Douglas Costa. Ma oltre ai dubbi di natura tattica il ct non sembra aver apprezzato lo sfogo di Pato di metà settembre: “Merito la Nazionale, in questo momento sono il miglior attaccante brasiliano”. Dichiarazioni che hanno avuto un effetto boomerang...
Anche per riconquistare l’amarelinha Pato spinge ora per una nuova, grande chance in Europa: il prestito al San Paolo scade a fine dicembre e il Corinthians, proprietario del cartellino del giocatore, ha già fatto sapere di essere pronto a cedere il ‘Papero’ davanti ad un’offerta consistente, sui 20 milioni di euro. Una cifra importante, per un giocatore che si appresta ad entrare nell’ultimo anno del contratto che lo lega al Timão fino al 31 Dicembre 2016.
I rumors in tal senso si stanno moltiplicando nelle ultime settimane: dalla suggestione Barcellona all’ipotesi West Ham, fino alla pista più insistente che porta a Liverpool, anche se da Anfield per ora hanno frenato sul possibile approdo di Pato alla corte di Klopp. “Il mio futuro? Ancora non lo so - ha ammesso il giocatore nei giorni scorsi - ma spero di ritornare presto in Europa”.
Probabile rivederlo nel Vecchio Continente, ma difficilmente nel suo futuro prossimo ci sarà l’Italia. In estate è stato accostato con insistenza all’Inter, che però non ha più posti liberi per tesserare giocatori extracomunitari, e alla Lazio, che ad oggi non sembra avere in programma innesti in attacco nella finestra invernale. Con Juventus, Milan e Roma fuori gioco (tutte con gli slot occupati), le uniche big che potrebbero scommettere su Pato a gennaio sono Napoli e Fiorentina, anche se le caratteristiche del brasiliano non sembrano sposarsi con gli schemi di Paulo Sousa.
A prescindere da quale sarà la sua prossima destinazione, Pato è pronto a ripresentarsi in Europa ad alti livelli, nel pieno della sua maturità, come calciatore ma anche come uomo: un giocatore ‘nuovo’, diverso da quello che riusciva a bruciare l’erba del Camp Nou in una delle notti più luminose della sua carriera, ma non per questo meno incisivo e competitivo. Non vincerà il Pallone d’Oro, nè sarà l’erede di Ronaldo. Ma chi lo dava per finito dovrà ricredersi...
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